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Napoli: Origini e Dinastie

Le Origini

Benvenuti in una delle città più antiche d’Europa, benvenuti a Napoli!

 

 

Siamo in Piazza Bellini, cuore del centro storico: ecco infatti le mura dell’antica Neapolis, la città che fu fondata dai greci. Neapolis significa infatti “città nuova”, una nuova colonia greca che divenne uno dei più vivaci poli commerciali del Mediterraneo. Lo scambio di uomini e merci contribuì a far crescere questa città: i suoi confini si siano dilatati nel corso dei secoli. Napoli è sempre stata infatti una città stratificata, da ogni punto di vista: ritroverete in qualsiasi aspetto un convivere di tanti fattori insieme, e la nostra cultura è oggi la nostra eredità più grande! Dalla pianta si vede anche il suo schema perfettamente geometrico: la “Pianta ippodamea”, l’intersecarsi perpendicolare di Cardi e Decumani crea una griglia che definiva gli isolati, e la costruzione di abitazioni e botteghe risultava più logica ed ordinata, oltre a rendere più semplice l’orientamento.
Le successive dominazioni sulla città ne ridefinirono l’ampiezza e l’aspetto.

 

 

Medioevo: Federico II di Svevia

Gli anni del passaggio dall’Età Romana al Medioevo furono per l’intero Mediterraneo periodo di lotte e cambiamenti, ma non per Napoli.

La sua posizione e la sua innata predisposizione ad un ininterrotto scambio culturale, contribuirono al potenziamento di alcune attività commerciali, come lo sviluppo della lavorazione di tessuti e metalli preziosi. La città crebbe ancora di più culturalmente con Federico II di Svevia. Sovrano forte ed illuminato, con una curiosità mai appagata: fu amico dei più grandi intellettuali dell’epoca, parlava correntemente sei lingue e soprattutto può essere ancora oggi considerato un “cittadino del mondo”, con la sua mentalità aperta e all’avanguardia.

Federico scelse proprio Napoli per fondare la prima università laica d’Europa: facile da raggiungere, la città sarebbe stata sede di corsi su materie per la prima volta completamente svincolate dalla visione religiosa. Conoscenza, razionalità, libertà: ancora oggi, la nostra Università porta il suo nome, celebrando uno dei più grandi illuminati di sempre.

 

 

Gli Angiò

Alla morte di Federico II, i rapporto tra i suoi eredi ed il Papato si fecero sempre più tesi.
Il Papa chiese aiuto ai suoi fedeli amici francesi: il re Luigi VIII d’ Angiò inviò in Italia suo figlio Carlo, il quale riuscì a sconfiggere Manfredi di Svevia e a conquistare l’intero regno.
La prima grande decisione di Carlo I d’Angiò fu proprio quella di spostare la capitale da Palermo a Napoli, data la vicinanza a Roma e al Papato. Fu proprio in questo periodo che Napoli cominciò ad assumere l’aspetto di una grande capitale.
Carlo diede inizio a grandissimi progetti architettonici ed urbanistici: rinforzò le mura della città, ampliò il porto, arricchì la città di fortificazioni (si pensi al Maschio Angioino (Castel Nuovo) e a Castel Sant’Elmo) e di edifici sacri.
Molte delle grandi chiese in cui entriamo anche oggi furono fondate proprio da Carlo: ancora oggi, anche se molto spesso coperto dalle stratificazioni successive, lo stile angioino è ancora perfettamente riconoscibile, nella sua maestosa traccia della grande storia di questa casata a Napoli.

 

 

Gli Aragonesi

Dopo aver messo in fuga l’ultimo re Angioino, Renato, ed aver sconfitto tutti i suoi avversari, nel 1442 Alfonso d’Aragona entrò trionfante in città, divenendo Alfonso I di Napoli.
Con lui si apre la grande dinastia aragonese. Il re trovò una città dilaniata da quattro lunghi anni di guerre e ai limiti della povertà. Per ripulirla dagli orrori della guerra, e renderla una città degna di diventare la sua sede reale, il re finanziò progetti decorativi ed architettonici. Il più simbolico è sicuramente l‘Arco Trionfale, stretto tra i torrioni di Castel Nuovo, che celebra proprio il suo ingresso in città.
Alfonso radunò molti artisti ed intellettuali, creando un ambiente in linea con le altre corti rinascimentali. I suoi figli, tra cui Ferrante suo erede al trono, furono cresciuti proprio dai più grandi umanisti che soggiornarono a Napoli.
Nonostante i rapporti con i membri della corte non fossero sempre sereni, i re Aragonesi si sono sempre distinti per il loro grandissimo spessore umano e politico.

 

 

Viceregno Spagnolo

Il 1500 fu per l’Europa intera secolo tumultuoso dal punto di vista politico. A gestire la scacchiera del potere c’erano i re Spagnoli, quelli Francesi e il Papa: gli equilibri da mantenere erano davvero labili e delicatissimi.
Dopo un lungo periodo di trattative, tattiche e tradimenti, tutto il meridione d’Italia divenne territorio periferico della corona spagnola. Il centro del potere era Napoli, sede anche del Vicerè, che cambiava ogni 3 anni per ordine del re.
Purtroppo, i rapporti tra i Vicerè e il popolo napoletano non furono mai pacifici: la città era affollatissima, la plebe era povera ed affamata, tutto era costantemente e solo al servizio del trono spagnolo. Il grande aspetto favorevole sta però nel rinnovamento del volto di Napoli: soprattutto durante il Viceregno di Don Pedro da Toledo e poi subito dopo durante il periodo della grande Controriforma, la città si arricchì – dalle chiese, alle strade, agli edifici civili.

La decorazione sacra fu strumentale rispetto all’esigenza della Chiesa, mentre l’opulenta e pigra nobiltà pretendeva i decoratori più famosi del Viceregno.
📸: Carlo V d’Asburgo, re di Spagna – i Quartieri Spagnoli, fatti costruire per accogliere proprio l’esercito spagnolo.

 

 

I Borbone!

Nel 1734 possiamo dire che ebbe inizio il vero periodo di pace e prosperità: salì al trono Carlo di Borbone. Con lui si aprì davvero un periodo glorioso: la rinascita politica, culturale ed economica coinvolse tutto il Regno.
Carlo fu il promotore delle più grandi imprese artistiche di sempre: ricordiamo le campagne di scavo su Ercolano, Pompei e tutta la zona costiero-vesuviana, di cui abbiamo parlato nei post precedenti; la costruzione del Palazzo Reale e Reggia di Caserta, del Real Teatro di San Carlo e della Reggia di Capodimonte, luoghi che sarebbero diventati veri e propri simboli della ricchezza della nostra città e della nostra regione. 

Napoli divenne tappa fissa del Grand Tour: artisti del calibro di Goethe e Stendhal si dissero sempre increduli ed innamorati dell’infinita bellezza di questa terra.

📸: Carlo Re di Napoli – il Palco Reale del Teatro San Carlo – stemma del Regno delle Due Sicilie

 

 

 

Napoleone e Gioacchino Murat Re

L’ultimo re di Napoli a cui dedichiamo il nostro appuntamento quotidiano è Gioacchino Murat.
Comandante delle truppe Napoleoniche, sostituì proprio Giuseppe Bonaparte – costretto nel 1808 a lasciare il trono di Napoli per sedere su quello spagnolo.

Questo periodo è infatti chiamato “decennio francese”, proprio perchè copre l’arco temporale che va dal 1805 al 1815, anno della Restaurazione, con cui furono ripristinati tutti gli antichi regimi precedenti alla Rivoluzione Francese.

Nei pochi anni di governo, Gioacchino Murat operò in maniera molto costruttiva nel Regno, e fu molto amato dal popolo: a Napoli, in particolare, fondò la facoltà di Ingegneria, prima in tutta Italia; modificò sostanzialmente alcune zone della città, come il Ponte della Sanità, la collina di Posillipo e quella di Capodimonte.

Riprese i lavori di scavo di Ercolano e, grazie alla grande sensibilità di sua moglie Carolina Bonaparte, diede inizio alla progressiva sistemazione delle collezioni napoletane nei grandi Musei della città.
Napoli è il frutto delle fasi storiche di tutta Europa: a questo deve la sua unicità!❤️

📸: Gioacchino Murat

 

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